Credito a consumo: violazione dell’obbligo di valutazione del merito creditizio del consumatore e conformità delle disposizioni nazionali che la sanzionano con la nullità del contratto al diritto dell’Unione
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N. 4/2024

Credito a consumo: violazione dell’obbligo di valutazione del merito creditizio del consumatore e conformità delle disposizioni nazionali che la sanzionano con la nullità del contratto al diritto dell’Unione

CGUE, Sezione IIIª, sentenza 11 gennaio 2024, Nárokuj s.r.o. c. EC Financial Services, a.s. (causa C-755/22)

Con sentenza dell’11 gennaio 2024 la Terza Sezione della Corte di giustizia dell’Unione europea, chiamata a pronunciarsi, su domanda dall’Okresní soud Praha-západ (Tribunale circoscrizionale di Praga-Ovest), sull’interpretazione degli artt. 8 e 23 della direttiva 2008/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, relativa ai contratti di credito ai consumatori e che abroga la direttiva 87/102/CE, presentata nell’ambito della controversia interna tra la Nárokuj s.r.o. (cessionaria dei crediti di un consumatore) e EC Financial Services, a.s. (succeduta alla JET Money s.r.o., che aveva accordato al medesimo consumatore un credito al consumo per 50 000 corone ceche, CZK, rimborsato successivamente mediante versamento di un importo di 85 000 CZK, comprensivo di spese accessorie), ha dichiarato che dette disposizioni devono essere interpretate nel senso che:

«non ostano a che, qualora il creditore abbia violato il suo obbligo di valutare il merito creditizio del consumatore, tale creditore sia sanzionato, conformemente al diritto nazionale, con la nullità del contratto di credito al consumo e la decadenza del suo diritto al pagamento degli interessi convenuti, anche quando tale contratto sia stato integralmente eseguito dalle parti e il consumatore non abbia subito conseguenze pregiudizievoli per effetto di tale violazione».

Con tale dichiarazione, preceduta dalla ri-affermazione del principio[1] secondo cui l’ambito di applicazione della direttiva 2008/48/CE dipende «non dall’identità delle parti della controversia di cui trattasi, bensì dalla qualità delle parti del contratto di credito», la Corte sovranazionale ha risposto agli interrogativi pregiudiziali posti dal Giudice praghese – intesi come – vertenti sia sull’eventuale regolarizzazione di un’asserita violazione dell’art. 8 della direttiva 2008/48/CE, per effetto dell’esecuzione integrale del contratto di credito, sia sulla conformità all’art. 23 della direttiva 2008/48/CE delle misure previste per sanzionare una siffatta violazione dal diritto ceco, motivando:

(i) con riguardo al possibile effetto sanante della compiuta esecuzione del contratto, che un’analisi fondata sulle finalità[2] dell’art. 8 della direttiva 2008/48 «consente di concludere che una violazione dell’obbligo consistente, per il creditore, nel verificare il merito creditizio del consumatore, previsto da tale disposizione, non può essere sanata per il solo fatto dell’esecuzione integrale del contratto di credito» e la circostanza che il consumatore non abbia mosso alcuna obiezione rispetto a tale contratto durante il periodo di rimborso è irrilevante;

(ii) in ordine alla configurazione del regime delle sanzioni applicabili in caso di violazione delle disposizioni nazionali (nel caso di specie dell’art. 86 dello zákon č. 257/2016 Sb., o spotřebitelském úvěru[3], come modificato dallo zákon č. 96/2022 Sb.[4]), invece, che, «fatte salve le verifiche che spetta al giudice del rinvio effettuare, il principio di proporzionalità[5] non osta a che uno Stato membro», come la Repubblica Ceca, «scelga di sanzionare la violazione delle disposizioni nazionali che garantiscono la trasposizione dell’art. 8 della direttiva 2008/48 mediante la nullità[6] del contratto di credito e la decadenza del diritto del creditore al pagamento degli interessi convenuti, anche quando il consumatore non abbia subito conseguenze pregiudizievoli per effetto di tale violazione».

Avv. Domenico Pone

(riproduzione riservata)

[1] Principio già espresso in CGUE, Sezione Iª, sentenza dell’11 settembre 2019, Lexitor Sp. z o.o c. Spółdzielcza Kasa Oszczędnościowo – Kredytowa im. Franciszka Stefczyka e altri (Causa C‑383/18), punto 20.

[2] Da un lato, che l’obbligo del creditore consistente nel valutare la solvibilità del consumatore tende a prevenire il semplice rischio di sovraindebitamento o di insolvenza risultante da una verifica insufficiente della capacità e della propensione di quest’ultimo a rimborsare il credito e, dall’altro, che la responsabilizzazione dei creditori e la prevenzione di pratiche imprudenti nella concessione di crediti ai consumatori contribuiscono in modo essenziale al buon funzionamento del mercato del credito al consumo.

[3] Legge n. 257/2016 sul credito al consumo.

[4] Legge n. 96/2022.

[5] La severità delle sanzioni deve essere adeguata alla gravità delle violazioni che esse reprimono, garantendo un effetto realmente dissuasivo senza tuttavia eccedere quanto necessario per raggiungere gli obiettivi perseguiti dall’art. 8 della direttiva 2008/48 (v., in tal senso, CGUE, Sezione IIª, sentenza del 5 marzo 2020, OPR-Finance s.r.o.c. GK (Causa C‑679/18), punto 26, e CGUE, Sezione IIª, sentenza del 14 ottobre 2020, MT c. Landespolizeidirektion Steiermark (Causa C‑231/20), punto 45.

[6] A mente dell’art. 87, par. 1, dello zákon č. 257/2016 Sb., o spotřebitelském úvěru, come modificato dallo zákon č. 96/2022 Sb., «Se il creditore eroga il credito al consumo al consumatore in violazione dell’articolo 86, paragrafo 1, seconda frase, il contratto è nullo. Il giudice rileva la nullità anche d’ufficio. Il consumatore è tenuto a rimborsare il capitale del credito al consumo concesso entro un termine adeguato alle proprie possibilità».

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PUBBLICATO IL

26 / 01 / 2024

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