N.3/2023
Nonostante il periodo di incertezza che stiamo vivendo, vi sono pochi dubbi sul fatto che i crediti deteriorati continueranno a giocare un ruolo di primaria importanza sullo scenario bancario.
Difatti, le moratorie sui prestiti concesse durante la pandemia sono ormai giunte al termine e di conseguenza le posizioni deteriorate sono destinate ad aumentare.
Vi è dunque la necessità di intervenire con delle strategie di recupero efficaci e mirate.
Lo strumento principale per monitorare e tenere sotto controllo il fenomeno dell’aumento degli NPL, il cui picco è previsto per il 2023, è sicuramente la cessione che durante la pandemia ha dimostrato di poter fare davvero la differenza. Il ruolo ricoperto dai servicer si è infatti rivelato particolarmente importante nel garantire la stabilità del nostro sistema bancario.
Sul punto è doveroso partire da un dato numerico: nel triennio 2022-2024 sono attesi 82 miliardi di euro di nuovi flussi di credito deteriorato, con un picco previsto per il 2023.
Il comparto italiano degli Npl ha visto crescere l’importanza del suo ruolo, consentendo alle banche di realizzare un importante de-risking sui propri bilanci, con una stima di 357 miliardi di euro di portafogli ceduti tra il 2015 e il 2022.
A conferma della vitalità dell’industria degli Npl anche una crescita continua dei ricavi dal 2013 al 2021 (+90% sull’intero periodo), che proseguirà con un +4% nel 2023, con volumi elevati di vendita previsti (47 miliardi di euro di Npe nel 2023 e 33 miliardi nel 2024).
Particolare focus, in merito, si pone sul fatto che potrebbe essere rinnovata a brevissimo la GACS, cioé il sistema di garanzie pubbliche da associare alle tranche senior di cartolarizzazioni di crediti in sofferenza scaduto il 14 giugno scorso e non rinnovato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze del precedente governo.
La GACS era stata approvata per la prima volta nel febbraio 2016, prorogata prima nel maggio 2019 e poi nel giugno 2021.
Nella realtà i tecnici del Tesoro non hanno mai smesso di ragionare sull’opportunità di un rinnovo, sebbene accompagnato da un qualche aggiustamento importante, in grado di ovviare alle performance sotto le attese che in media questo tipo di operazioni stanno registrando sul mercato.
Le cartolarizzazioni con rating su NPL italiani effettuate fino al primo semestre 2019 hanno registrato una performance inferiore alle aspettative iniziali dei servicer; al contrario, le transazioni più recenti, quindi avviate durante o dopo la pandemia, hanno registrato buone performance.
Una delle ragioni delle sottoperformance è data dall’inefficienza del sistema giudiziario: la principale fonte di recupero per le operazioni di NPL italiane è oggi ancora la distribuzione dei procedimenti giudiziari che, in media, rappresentano circa il 51% dell’importo totale degli incassi lordi, spesso abbinato a recuperi realizzati tramite transazioni stragiudiziali e DPO, che rappresentano circa il 27% degli incassi lordi effettivi.
Una seconda causa potrebbe essere data dalla difficoltà che i servicer di cartolarizzazioni con GACS incontrano nel gestire delle masse enormi di posizioni.
Ci potrebbe essere spazio per l’introduzione di alcuni elementi di flessibilità nella normativa di riferimento. Ad esempio, si potrebbe pensare che, oltre alla tradizionale funzione delle GACS quale strumento di deleveraging dei bilanci bancari, sia potenziata la funzione di cinghia di trasmissione tra il mercato primario e quello propriamente secondario nella loro veste di aggregatori di NPLs, attraverso la vendita dei pool di crediti sottostanti le obbligazioni come fonte alternativa di recupero a sostegno della performance. Per la prima volta nella storia lo scorso agosto i proventi delle vendite dei crediti sul mercato secondario, che hanno rappresentato il 41% degli incassi totali, si sono collocati al di sopra dei recuperi giudiziari (39%) ed extragiudiziali (20%).
Sempre nella prospettiva di una maggiore flessibilità, si potrebbe inoltre prevedere che l’allineamento degli interessi del servicer a quelli dello stato italiano e degli investitori, in alternativa alla subordinazione (postuma) delle servicing fee in caso di underperformance, possa essere ottenuto ex ante attraverso lo strumento tipico previsto a questi fini dal Regolamento UE sulle cartolarizzazioni, come di recente modificato, vale a dire il soddisfacimento del retention requirement.
Ci si aspettano, e si sperano, importanti novità nei primi mesi di quest’anno che si auspica porteranno a una chiusura più rapida delle operazioni, evitando il depauperamento del valore di crediti associato ai tempi lunghi della gestione attuale.
Dott.ssa Giorgia Libutti
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