N. 13/2021
È ricorrente, ad oggi, l’uso della terminologia “giustizia predittiva” con la quale si intende la possibilità di definizione di un giudizio attraverso il calcolo di algoritmi. Essi hanno, come campo di applicazione, contenuti decisionali, testi di sentenze, decreti, atti del giudice, banche dati giurisprudenziali; sofisticate tecnologie alla portata del diritto con le quali si potranno prevedere le decisioni dei Giudici, individuando il loro ragionamento attraverso un percorso deduttivo-induttivo.
L’utilizzo di algoritmi e di procedure automatizzate deve essere attualmente considerato come un processo che si basa sui principi di ragionevolezza, proporzionalità, pubblicità e trasparenza e che quindi permette un percorso di accelerazione per identificare dove applicare l’automazione nel processo NPL, definendo le opportunità e valutando concretamente i suoi benefici.
Alla base di questa idea innovativa di “fare diritto” vi è il principio secondo cui quest’ultimo debba essere assolutamente certo: infatti, ove vi è certezza del diritto si avrà una maggiore possibilità di controllo. Il diritto da intendersi come vera e propria scienza che garantisce uniformità.
In concreto, l’applicazione dell’intelligenza artificiale al diritto si basa su tecniche di estrazione da testi giuridici per fini: predittivi, valutatitivi, conoscitivi e creando dei sistemi che estrapolano documenti legali (sentenze o informazioni collegate per argomenti giuridici), così creando un Legal network che sia alla portata di tutti gli operatori e con il quale si possa prevedere l’esito di un giudizio o l’opportunità di istaurarlo.
Calando queste evidenze nella gestione massiva dei crediti deteriorati, l’I.A. è sicuramente un processo assolutamente funzionale, sia per quanto riguarda la tempestività, la sincronizzazione delle varie procedure, sia per la gestione della contabilizzazione di incassi e costi e per la riduzione dei i margini di errore anche grazie al mash up dei dati presenti a sistema (come nel caso di elaborazione massiva di dati nelle due diligence).
Fondamentale è fare una distinzione tra il modello induttivo ed il modello deduttivo.
Il primo modello si basa su precedenti giurisprudenziali al fine di prevedere le decisioni future; quest’ultimo viene utilizzato in Francia dal 2016 dopo l’emanazione della legge per la Repubblica Digitale predisponendo un accesso per i cittadini alle banche dati inerenti informazioni su controversie e procedimenti giudiziari, creando piena trasparenza nei confronti di questi ultimi.
In un sistema di civil law come il nostro, però, potrebbero esserci delle criticità in quanto il Giudice può discostarsi da una pronuncia precedente, ogni caso ha una complessità diversa e non è detto possa essere trattato come uno precedente e ancora ci potrebbe essere una standardizzazione di errori fatti da pronunce precedenti.
Il modello deduttivo si basa, diversamente, su una combinazione di dati attraverso la corretta applicazione dell’art. 12 delle Preleggi, previsione normativa che può essere assimilata come un algoritmo in quanto indica una sequenza di operazioni per arrivare ad un determinato risultato interpretativo, approdando ad un modello che può essere paragonato ad un’equazione matematica.
In Italia, tale progetto di digitalizzazione del diritto è ancora in fase embrionale. Poche Corti territoriali (come ad esempio quella di Bari) si sono attivate in tal senso, iniziando ad utilizzare software forniti da società specializzate in legal tech, che basano i dati su pronunce delle Corti d di Appello e della Cassazione.
In Europa, questo nuovo processo sta iniziando a farsi spazio soprattutto in Francia ed Olanda.
Alla luce di quanto sopra ci si chiede se l’Italia, ad oggi, sia pronta ad affrontare ed assimilare la sfida del legal tech e la nuova figura dell’Avvocato 4.0.
A parere di chi scrive, potrebbe esserci un’apertura alla rivoluzione digitale attraverso la giustizia predittiva, questo però cercando sempre di mantenere ben saldo il focus della qualità piuttosto che della quantità, trovando il giusto connubio tra software che possano aiutare la speditezza e la certezza nei giudizi, ma che in alcun modo sostituiscano il ruolo degli Avvocati e dei Giudici che manterranno comunque il controllo sulle procedure.
La sensazione è che dell’I.A. non dovremo più preoccuparcene, quanto invece occuparcene abbracciando nuove soluzioni operative più efficienti ed efficaci.